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ADRIANO I, romano (772-795)

I conclavi si succedettero ininterrottamente dopo la morte di Stefano III, cosicchè dopo soli 15 giorni fu eletto il diacono Adriano I, figlio di Teodulo a sua volta dux romanorum della fazione di origine franca.
La sua prima volontà fu espressa attraverso un editto mediante il quale riconvocò a Roma tutta la nobiltà ed i loro seguiti esiliati durante il pontificato di Stefano III e governato dalle milizie di Afiarta dux romanurm appartenente alla fazione filolongobarda.
Il secondo passo fu quello di richiedere i territori di San Pietro nella mano longobarda di Desiderio.

Da li tutta una serie di conflitti che riuscirono a minare gli equilibri anche tra le più forti famiglie dell'epoca: da Pavia a Ravenna e Ferrara; quelle signorie furono tutte percosse da faide, guerriglie e vere guerre guerreggiate, fino a produrre un tentativo di omicidio a scapito di Desiderio sfruttando il ricatto nei confronti dello stesso stesso Afiarta che avrebbe dovuto essere la mano armata del papa e dei franchi.

Mancato l'omicidio per mano papale l'opera fu completata da Leone pentarca di Ravenna, il quale riuscì ad intercettare l'ex dux romanorum con le sue truppe, di passaggio sui territori di San Pietro e a farlo trucidare assieme a non pochi altri cristiani.

Tuttavia la vicenda non ebbe risvolti prettamente esterni e la materia pur essendo estremamente complessa si può sicuramente ricondurre ai primi tentativi di nepotismo, soprattutto quando si volge lo sguardo agli assi famigliari degli ultimi pontefici, dei loro discendenti e dei loro ascendenti.
Giustappunto il terzo passo fu rivolto allo zio Teodato, anch'egli di nobile famiglia romana il quale fu nominato primicerio.

La risposta longobarda fu 'immediata con l'assedio e la conseguente occupazione di Senigallia, Montefeltro, Urbino e Gubbio indi, la marcia su Roma da parte dello stesso re Desiderio.

Il contenzioso sulle terre di San Pietro (ex pentarcato) con l'aggiunta dei nuovi territori occupati ponevano i longobardi ormai in aperto contrasto con il papato ed i suoi alleati franchi. Nulla valsero molteplici incontri di riconciliazione.

Nel 773 a Ginevra, Carlo ed il figlio Carlomanno tennero il consiglio dei dodici pari, chiamato anche dei paladini dei franchi; la campagna militare iniziò nel settembre dello stesso anno.
Le forze militari franche, forti della fede e della politica papale riuscirono ad aver la meglio sull'esercito di Desiderio che fu costretto prima a subire l'assedio a Pavia e poi la fuga con la propria famiglia.

Durante l'assedio di Pavia Carlo ebbe comunque il tempo di recarsi a Roma per la pasqua del 774. Il 2 aprile il re franco fu ricevuto con tutti gli onori e con ovazioni popolari: benedictus qui venit in nomine Domini, ricevuto da Adriano I firmò una ulteriore promessa di restituzione dei territori conquistati, con l'aggiunta di Sardegna, Corsica da un lato nonchè di Croazia, Slovenia e Istria.

Ma come si sa, la politica non finì, come non finirà mai di strabiliare. Le promesse seppur stese su pergamena, controfirmate da tutti i pari di Francia e depositate sull'altare dedicato a San Pietro non furono mai mantenute.

Carlo, dopo essere partito da Roma con il suo esercito, ritornò a Pavia. Con il suo esercito riuscì a bloccare la fuga di Desiderio, la sua famiglia, il suo seguito e deportarli in terra di Francia.

Nella notte del 10 luglio dello stesso anno cinse la corona ferrea e fu proclamato re dei franchi, dei longobardi, patricius et defensor romanorum, ovvero più che re, Carlo divenne imperatore infatti, dal 10 luglio del 774 in poi sarà meglio conosciuto come Carlo Magno!

Con l'annessione dei territori longobardi, Carlo non ritenne di dover insistere oltre con la propria presenza nella penisola italica che abbandonò a se stessa ivi compreso lo Stato Pontificio. A nulla valsero le suppliche di Adriano che continuava a rivendicare i cosiddetti "territori di San Pietro".
Dopo la partenza delle truppe franche si innescarono subito le prime rivalse con il vescovo Leone di Ravenna che effettuò una sorta di "colpo di stato" proclamando Ravenna indipendente da Roma e rivendicando le terre dell' ex esarcato quali "Stato di Sant'Apollinare" ( patrono della città). Altre rivendicazioni di indipendenza arrivarono da Spoleto e da Benevento rimasta in mano del duce longobardo Arichi.
Anche dopo la morte del patriarca Leone, avvenuta nel 777 le cose non mutarono perchè i franchi ritornarono a presidiare le terre dell'ex romano impero d'occidente e la sua ex capitale Ravenna.
Le suppliche di Adriano I arrivarono sino alla disperazione che rasentò lo squallore della più totale sottomissione: <<... Aspettiamo la Vostra dolcissima Altezza come la terra riarsa invoca la pioggia>>.
Carlo Magno ritornò a Roma per la Pasqua del 781 per il battesimo del figlio Pipino di quattro anni , padrino del quale fu lo stesso pontefice.
Gli interessi di Carlo Magno furono più che evidenti e non certamente ricollegabili al papa re: al vaticano furono concessi i territori di Ravenna della pentapoli e di Spoleto, mentre rimasero sotto influenza carolingia Spoleto e tutta la Tuscia; nel mentre portò a segno l'incameramento dei territori del beneventano e tutti gli altri rimasti sotto l'egida della diaspora longobarda, alleatasi ormai con Bisanzio, attraverso il fidanzamento della propria figlia Rotrud e Costantino, figlio minorenne dell'imperatrice d' oriente Irene.
Ritenuta conclusa la sua missione nella penisola Carlo Magno ritornò in patria, lasciando il pontefice nuovamente nello strazio in primis perchè avrebbe avuto la pretesa di disporre di Carlo Magno quale braccio armato dello Stato pontificio, in secundis perchè ad oriente le apostasie si stavano sempre più moltiplicando, senza contare il proselitismo e l'espansionismo islamico.

Considerata la conclamata situazione di tutto l'occidente orai assoggettato al potere di Carlo Magno, l'imperatrice Irene nel tentativo di riconquistare almeno le simpatie papaline, in aperto contrasto con l'ortodossia orientale, dichiarò ufficialmente il favore imperiale alla devozione delle immagini sacre, quali intercettrici delle umane condizioni verso DIO PADRE.
In completa autonomia e nella convinzione di dirimere le questioni interne al suo dominio, nel 785 Irene inviò ad Adriano I un invito alla partecipazione di un concilio da tenersi in Bisanzio, al fine di dirimere la questione cristiana tra i sostenitori dell'ikonografia e quelli contrari ovvero dell'ikonoclastia.

Il papa anzichè parteciparvi inviò due rappresentanti. Il concilio fu inaugurato il 17 agosto 786 a Costantinopoli ma, la Chiesa d'oriente impiantata sul modello ikonoclastico, attraverso la propria rappresentanza più elevata, riuscì a fomentare una rivolta tra le truppe imperiali.
Il concilio fu quindi sospeso e rinviato a giorni di più buon auspicio.
Nel settembre del 787 il concilio fu tenuto a NICEA ( VEDI "CRONOLOGIA") l'assemblea ecclesiastica dichiarò definitivamente la condanna del concilio iconoclasta del 754 ed approvò la venerazione delle sacre immagini.
Nel mentre Adriano esultò per il risultato conseguito che vedeva la Chiesa orientale ricongiungersi a Roma, Carlo Magno si ritenne offeso perchè non fu invitato e quindi escluso dal contesto, cosa da lui ritenuta ancor più grave in quanto "patricius e defensor romanorum" .

Le ritorsioni non si fecero attendere, per prima cosa ruppe il fidanzamento della figlia Rotrud con Costantino, figlio di Irene, successivamente, nell'ottobre del 786, ridisceso nella penisola italica marciò contro Arichi di Benevento che seppur sostenuta dalle truppe bizantine del console e generale Adalgiso, dovette soccombere alle truppe dell'impero d'occidente. Arichi ed il figlio Romualdo furono trucidati, così come il secondo genito Grimoaldo, dapprima insediato dallo stesso Carlo Magno, il quale accortosi però delle trame a favore di Bisanzio gli fece fare la stessa fine.
E per finire, ancor egli convinto iconoclasta, rivolse le sue bellicose attenzioni allo stesso pontificato. D'altro canto le sue idee a proposito della venerazione delle immagini erano ben note, perchè espresse in una serie di documenti, lettere, citazioni ed editti oggi noti come "Libri Carolingi" (nda: nonostante l'imperatore fosse assolutamente analfabeta).

Adriano, seppur sconvolto dalla piega degli eventi, riuscì ad argomentare la prevalenza della Cattedra di Pietro su qualsiasi altro patriziato romano.

Ma anche questo nulla valse contro gli impeti imperiali di Carlo Magno il quale, oltre la volontà di avocare totalmente a sé il potere temporale ritenne indispensabile l'avocazione anche del potere teologico.

Pertanto in contrapposizione al concilio di Nicea, nel 794 fece convocare dal clero accondiscendente il concilio di Francoforte sul Meno.
Le indicazioni imperiali furono ben precise per le conclusioni dello stesso concilio che stabilì la legittimità di rappresentazioni iconografiche solamente quale parte integrante degli arredi ecclesiastici, vietandone la venerazione!

Tuttavia l'ingerenza di Carlo Magno non fu finalizzata ai ditinguo tra venerazione ed adorazione, quanto piuttosto , ancora una volta, alla riaffermazione del potere temporale e militare su quello della fede ed in particolar modo sulla supremazia delle conquiste territoriali, indipendentemente dalle alleanze.

Comunque il lunghissimo pontificato di Adriano stava per affacciarsi al tramonto. Ferma fu sino alla fine la sua opposizione alla scomunica di Irene e suo figlio Costantino, in contrapposizione con le volontà imperiali.

In Roma e sui territori sotto l'influenza vaticana, Adriano riuscì a farsi assurgere quale uno dei più grandi mecenati. Solo per titolo indicativo si possono citare interventi di grand'issima importanza storica ancor oggi ammirabili:
- San Pietro fu quasi completamente rinnovato con coperture in lamine d'oro e argento;
- in San Giovanni in Laterano furono fatte lastricature in marmo in tutto l'atrio e parte del sagrato;
- a. D 791, dopo l'esondazione del Tevere fece completamente ridisegnare gli argini del fiume Tevere, nonchè le mura e le fortificazioni;
- successivamente fece ripristinare strade ed acquedotti e di questi ultimi ne amplificò la distribuzione che ancor oggi viene definita "acqua Claudia";
-non ultimo il rifacimento della chiesa di Santa Maria in Schola Graeca ( ovvero in Cosmedin = ben adornata) donata alla comunità greca fuggita da Bisanzio a seguito delle persecuzioni iconoclaste.

I meriti di questo papa sicuramente superarono i difetti e seppur non annoverato tra i santi ad egli si possono ascrivere il particolare interessamento per le popolazioni romane dell'agro pontino quotidianamente falciate dalla malaria, la grande attenzione verso i più poveri, ed umili, fino alla concessione gratuita e caritatevole di i proprietà appartenenti alla propria famiglia quali Capracorum, nella zona del Vejo.

Adriano I chiuse la propria esperienza terrena nel giorno di natale del 795, (nda: giorno quindi ascrivibile al 25 dicembre , dopo le riforme del calendario)

Fu sepolto in San Pietro, dove ancor oggi, alla sinistra del portale, nell'atrio della basilica si può leggerne l'epigrafe in marmo scolpito a lettere d'oro dal monaco Alcuino ed inviata dallo stesso Carlo Magno!

Nel frattempo la Serenissima Repubblica di Venezia fu retta dai dogi Maurizio Galbaio (764-787) e Giovanni Galbajo (787-804) - (nda - padre e figlio con sostanziale scritturazione dei soprannomi, ovvero dei cognomi - nota filologica e fonetica:- la differente scrittura del soprannome potrebbe essesere riconducibile ad un mero errore di trascrizione ma, più diversamente potrebbe essere riconducibile alla diversa pronuncia dalla stessa scrittura, ancor oggi in essere da sestiere e sestiere e tra città e terraferma o isolana della stessa Venezia. Inequivocabile è il significato, seppur corrotto :Galbaio = cavallo )
Mentre nel vicino oriente chi fece effettivamente da padrone, nelle terre dimenticate dagli imperi fu lo sceicco e califfo di Bagdad Harun al Rashid.

 

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